PENTAFONICHE BINARIE (...non sono prescrittive ma solo una opportunità!)

(...pentatoniche a 2-note x corda costruite su ogni accordo della scala diatonica, "sistema pentatonico modale"). Un diagramma per chitarra non è altro che rappresentazione grafica di uno schema geometrico corrispondente ad accordi, scale o arpeggi. La biblioteca didattica e la mente di ogni chitarrista- jazz è popolata di "geometrie" da visualiizzare mnemonicamente, geometrie che sono tutt'altro che un mondo a se stante isolato dalla musica reale. Oggi non c'è libro didattico di chitarra jazz che non proponga diagrammi di scale e arpeggi in diteggiatura "condensata" integrate con diteggiature "dilatate" (Don Latarsky). Anche le pentafoniche-binare, così come le scale "a 3-note x corda", appartengono alla grande famiglia del "suonare combinato" (Mick Goodrick), e i frequenti allargamenti che derivano da esse fanno parte delle diteggiature in forma dilatata, non è quindi giustificato volerle escudere perchè, uscendo

dal senso comune del chitarrista medio, costringono ai finger-stretches.

Strutture-improvvisative e fraseggio sono interconnessi, ciò non si può negare, non a caso la musica improvvisata è anche definita musica strumentale, ovvero la differente meccanica di ciascun strumento influisce sul fraseggio. Molti non lo vogliono ammettere, ma anche loro, volenti o nolenti, improvvisando in varia misura ne sono condizionati. Benchè la voce sia il fattore umano più vicino all'inconscio, anche la voce è uno strumento e non va mitizzata in quanto anch'essa è soggetta a "prigionie" meccaniche, patterns-ricorrenti e liks-collaudati. Le vie della creatività sono infinite e anche la meccanica manuale può dare adito a soluzioni inaudite, come scrive Henri Focillon in "Elogio della mano" " ...sono le mani a imporre una forma, un contorno". Nell' improvisazione-jazz gli schemi visivi di riferimento allo strumento sono essenziali (anche quando si suona ad occhi chiusi perchè gli schemi vengono visualizzati mentalmente e percepiti manualmente!). Ai poco convinti consiglio la lettura del capitolo: "Composizione e improvvisazione" nel testo universitario di psicologia cognitiva: "La Mente Musicale" di John Sloboda, pag. 228, ed. Il Mulino. Fraseggiare all' interno di uno schema di tracciato precostituito sulla tastiera non solo NON significa suonare a frasi fatte ma, al contrario, permette di focalizzare una panoramica completa di possibilità melodiche e di loro variazioni da eseguire in tempo reale. Un pattern scalare o arpeggiale non ha infatti nulla a che vedere con i patterns-melodici, ovvero le frasi fatte. Molti confondono le due cose! Chi suona non pensa, con mente libera posiziona la mano al capostato (...schema di diteggiatura, ecc.) corrispondente alla tonalità e/o agli accordi voluti, chiude gli occhi, canta una frase e cerca di suonarla nell'attimo fuggente. Questa è anche la pratica principale per perfezionarsi nella tecnica improvvisativa (...unitamente a cantare quotidianamente assoli dai dischi). Solo che alla chitarra gli schemi di diteggiatura sono tanti e ognuno sceglie quelli che preferisce (di solito i più collaudati, come mostra Herb Ellis nel suo video Swing Guitar). Gli schemi geometrici di posizione sono inevitabili perchè la tastiera della chitarra è una startificazione di schemi interconnessi e sovrapposti, quando "esci da uno schema" ti ritovi inevitabimente in un sotto-schema, solo che molti chitarristi non hanno ancora imparato a riconoscerli e vagando in un territorio sconosciuto sono convinti di essere "liberi da schemi" (fa molto "freakkettone...") in questo caso però è la frase stessa a fungere da schema, se uno schema non lo riconosci allora lo subisci.

AD ESEMPIO NEI DETTATI VOCE-STRUMENTO:

    1. CANTARE UN ACCORDO, UNA SCALA MODALE, UN ARPEGGIO O UNA PENTATONICA;

    2. CANTARCI SOPRA UNA FRASE IMPROVVISATA;

    3. ESEGUIRE LA FRASE CON VARIE DITEGGIATURE A PARTIRE DA OGNI CORDA E INIZIANDO CON CIASCUN DITO;

    4. OGNI DITEGGIATURA CORRISPONDERA’ AD UNO O PIU’ SCHEMI DI TRACCIATO RELATIVI AD ACCORDI, SCALE, ARPEGGI O PENTATONICHE.

Va inoltre aggiunto che nella "geometria" della tastiera le pentafoniche sono "il perimetro" di una corrispondente scala modale, quindi anche le altre le note necessarie all'improvvisazione vocale sono presenti nel loro tracciato.

Altra cosa è riuscire a suonare suonare una nota solo se ne visualizzi "cognitivamente" il tasto corrispondente, processo mentale tipico di chi è "non ha orecchio", altra cosa suonarla "percettivamente" perchè la si sente cantare interiormente e "il dito va dove l'orecchio sente". Pur tuttavia, ovunque vada il dito, ci si ritroverà all'interno di uno schema che prima o poi, anche se non si guarda la tastiera e si suona ad occhi chiusi, si imparerà a riconoscere visivamente e/o mentalmente, anche se non si vuole. E' del tutto ovvio che con la pratica vocale e l'esperienza si affini la padronanza e l'iniziale dipendenza visiva da patters scalari o arpeggiali lasci il posto ad una libertà maggiormente intuitiva. L'importante è il primo aproccio allo strumento, un imprinting che dovrebbe basarsi sulla percezione, ovvero la capacità di orizzontarsi ad orecchio e di arrivare alle note "ad occhi chiusi" perchè "si sente il suono" e non perchè si sa in che numero di tasto e corda la nota è dislocata, processo tipico dei "rigo-dipendenti". Scrive Dalcroize: "Una persona non musicale potrà leggere con gran facilità, mentre un altra potrà forse avere molta difficoltà nella lettura, ma essere estremamente dotata per la musica" ("Il Ritmo la Musica e L'Educazione" ed. ERI pag.114). Sarebbe quindi opportuno, prima di imbracciare uno stumento musicale, educare l'orecchio nella pratica del canto sia "per imitazione" (tipo Karaoke), che consapevolmente con solfeggi cantati e dettati. Cambiando le strutture improvvisative adottate cambia il fraseggio e con le pentafoniche-binarie, pur con dei limiti facilmente riscontrabili, si aggiungono differenti possibilità di fraseggio (...esperienza comune a tutti i chitarristi-jazz in erba quando si cimentano ad improvvisare sul blues con la pentatonica minore a 2 note x corda in 5 posizioni. Premesso che le pentafoniche in forma binaria (così come il "suonare combinato") vanno considerate solo una tecnica integrativa del "suonare in posizione", e che la loro memorizzazione ed utilizzo diventa possibile solo dopo un ben preciso percorso vocal-percettivo (...cantare/suonare ad occhi chiusi arpeggi progressivi per terze sino alla tredicesima), le frasi ideate esclusivamente con le note delle pentafoniche dovranno essere memorizzate vocalmente prima ancora che manualmente perchè la loro geometria, benchè facile da visualizzare, le rende a volte difficoltose da eseguire e il loro utilizzo non può basarsi esclusivamente sulla memoria-meccanica bensì prevalentemente sulla memoria vocale, ciò non solo arricchisce il nostro personale fluttuante serbatoio inconscio di frasi, ma affina la loro padronanza nell'improvvisazione. Trovo incomprensibile la "logica per contrapposizione" predicata da alcuni quando, supponendo che in musica una cosa escluda l'altra, ridisegnano una realtà avulsa dall'esperienza concreta di chiunque faccia musica nella vita quotidiana: in didattica-improvvisativa nessuna facoltà umana esclude le altre le quali, che lo si voglia o no, sono tutte compresenti, obiettivo della didattica è svilupparle ed equilibrarle reciprocamente, ben vengano quindi le geometrie!

 

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